domenica 14 dicembre 2008

Il mondo visto da sotto

Bambini” esordì la maestra Sofia in una piovosa mattina di novembre. “Quest’anno il Ministero ha indetto un concorso per il miglior giornalino scolastico e noi, poiché riteniamo di avere gli allievi migliori, abbiamo deciso di parteciparvi.
Sarete voi a scegliere il titolo, perciò, entro la fine della settimana, ognuno di voi, scriverà su un biglietto il nome che più gli piace e lo metterà nella scatola delle belle idee in segreteria”.
“Un concorso nazionale?” mormorarono preoccupati i bambini.“Ma noi non siamo così bravi!”
“Non vi preoccupate di questo” rispose la maestra. “Pensate solo a scegliere un bel titolo!”.
Naturalmente durante la ricreazione in giardino non si parlò d’altro.
“Che ne dite del Pettegolaio, non sarebbe perfetto per le femmine?” propose divertito un bambino, mentre aspettava il suo turno per giocare a sparatappo. “Meglio Il cretinaio!” ribatté subito una bambina seduta accanto a lui: “Così puoi leggerlo anche tu!”
“Cretina sarai tu e le tue amiche!”
“Uffa, come siete noiosi!” si lamentò Rubio, seduto sulla linea dell’arrivo. “Non sapete far altro che litigare!”
Come se avesse sentito il rimprovero del gatto Claudio, prese perbene la mira con il suo tappo d’argento, e disse in tono conciliatore: “Io sul biglietto ho scritto Baby Press, in fondo, un tocco d’inglese ci stia sempre bene!”
“Carino!” disse Giulio. “Peccato che sei uscito dal percorso e devi ricominciare”.
“No! Non vale, stavo parlando!”
I bambini passarono la settimana a discutere sul miglior titolo, sul miglior tappo e su tutto quel che gli capitava finché, finalmente, furono convocati nell’aula grande.
Sul palco era stata messa una grande lavagna:





Si cercano giornalisti esperti di:
Televisione, Giochi, Storia della scuola, Sport, Racconti Fantastici
Per scrivere il giornale della scuola

I bambini interessati sono pregati di comunicarlo al più presto
alla loro maestra.


“Questo è il titolo che ci è piaciuto di più: Il mondo visto da sotto!” esordì la direttrice Suor Angela.
“Sotto di che?” chiesero i bambini.
“Visto da quelli alti sotto un metro e cinquanta” rispose sorridendo una maestra.
“Cioè voi.” bisbigliò Rubio.
“Cioè noi.” precisò Giulio.

“Quel che vogliamo fare insieme a voi” spiegò meglio una terza. “E’ un giornale diverso, che esponga i fatti dal punto di vista dei bambini.”
“Possiamo scrivere che sarebbe giusto abolire i compiti?” chiese una bambina. “Certo Giorgia, ma al tuo posto non ci conterei troppo!” rispose la sua maestra.
“Scegli Storia della scuola, mi sembra un argomento interessante!” suggerì Rubio al suo amico.
“Eh, come no, interessantissimo!” commentò ironico Giulio.
“Sbagli a parlare così. Come tu sai bene, io sono qui da molti anni, e in quest’edificio sono successe cose davvero curiose e divertenti.”
“Per esempio?”
“Per esempio quando la maestra Carlotta cadde dalle scale travolgendo tutta la classe o ancora quando si ruppero i bagni e le classi furono inondate di acqua saponata”.
“Anche tu ti sei bagnato?” chiese divertito Giulio.
“Naturalmente no! Io in quel momento stavo sdraiato sulla scrivania della direttrice a mangiare dei cioccolatini requisiti non ricordo più a chi! Sicuramente però, il momento più bello della scuola fu quando, ancora in costruzione, le fate vennero a vederla. Io ero con loro e le vidi volteggiare sul giardino, che allora aveva degli alberi piccoli….. piccoli…” continuò squadrando il suo amico. “Più o meno quanto te.”
“Io non sono piccolo!”
“Le fate” continuò imperterrito Rubio. “Dissero: I bambini sono la cosa più bella che il mondo possiede, dobbiamo far loro dono di qualcosa di speciale!”
Così dicendo fata Vetusia, la più vecchia di tutte, creò con la sua bacchetta un piccolo vortice di energia; tutte le fate gli si avvicinarono e, una ad una, mormorarono qualcosa. Al termine di quella strana cerimonia il vortice sparì e, al suo posto, comparì una bellissima perla bianca.
Vetusia agitò ancora la bacchetta, e dal nulla apparve un cono di vento che bucò la terra e depose, a molti metri di profondità, la preziosissima perla del destino.”
“La perla del destino?”
“Sì, un gioiello molto antico, da sempre in mano al bene, simbolo di amore e generosità. Le fate, con quella cerimonia, lo regalarono alla scuola. Poi ricoprirono il buco, chiedendo alla terra di ben custodire quel dono così prezioso.”
“E poi che successe ?”
“Niente, la perla deve essere ancora lì”.
“Non posso scrivere questa storia, nessuno mi crederebbe!”
“Puoi scriverla nella sezione racconti fantastici”
“Forse!” rispose Giulio mentre andava a dare il suo nome alla maestra.
E così a natale il giornalino uscì con il contributo di tutti i piccoli giornalisti.
La storia della perla del destino fu regolarmente pubblicata tra i Racconti Fantastici e, insieme agli altri articoli, contribuì a scrivere un giornale che, a detta di Rubio, avrebbe certamente vinto tutti i concorsi.
Tutto trascorreva tranquillamente quando, una brutta notte, Giulio fu svegliato di soprassalto dal suo amico invisibile. “Che c’è Rubio è già mattina?”
“No, è che non riesco a dormire.”
“Sarà colpa delle cinque merendine al cioccolato che ti sei sbafato questa mattina!” biascicò nel sonno Giulio.
“Io ho uno stomaco di ferro!” rispose offeso il gatto. “Credo che il mio sesto senso di gatto magico mi stia avvisando che qualcosa di grave sta accadendo, ma ahimè non so cosa!
“E se rimandassimo a domani? mormorò insonnolito Giulio.
“Va bene. Tanto ora non possiamo far nulla! Buonanotte Giulio”
“’Notte Rubio.”
Il giorno dopo, appena arrivati a scuola, videro il giardino affollatissimo. Tutti i bambini si accalcavano attorno ad una grande buca, così profonda, che non se ne vedeva la fine.
“Pensi anche tu quel che penso io?” mormorò Giulio al suo amico peloso mentre cercava di conquistare la prima fila.
“Sì purtroppo” rispose preoccupato Rubio. “Qualcuno ha rubato la perla!”
“Ma come è potuto accadere?”
“Evidentemente qualche principe del male ha letto il tuo racconto e purtroppo ha capito che tanto fantastico non era.
Rientriamo in classe ora, torneremo più tardi quando non ci sarà nessuno”.
E così fecero. Quella notte, armati di pile e lente d’ingrandimento, scavalcarono il grande cancello rosso della scuola e iniziarono le loro indagini.
“Cerco una corda per calarmi nella buca?” domandò Giulio guardandosi intorno.
“Non serve.” rispose Rubio mentre con la coda disegnava nell’aria un cerchio di luce. “Forza sali!” disse il gatto quando ebbe finito.
Giulio, un po’ titubante, allungò la mano per toccarlo ma Rubio lo rimproverò: “Dai malfidato, il disco reggerà benissimo il tuo peso e il mio!”
Giulio con molta cautela salì sulla luce e, con sua grande meraviglia, si accorse che questa era solida. Ci saltò su e il disco rimase perfettamente immobile.
“Ehi funziona!” commentò Giulio continuando a saltarci su.
“Quando hai finito magari cominciamo a scendere!” lo interruppe acido Rubio.
“Va bene, va bene.” borbottò Giulio. “Non si può neanche giocare un po’!”
La luce si mosse e scese lentamente nella buca.
“Guarda questi canali piccoli e scivolosi. Adesso capisco.” commentò il gatto osservando attentamente la terra.
“Ti dispiacerebbe far capire anche a me quel che sta succedendo?”
“Sono stati quei brutti vermi, viscidi e spioni. Sono loro che hanno rivelato il nascondiglio della perla!”
“E a chi?”
“Non lo so. Domani vai dalla direttrice e cerca di farti dire a chi ha mandato il nostro giornalino, io invece indagherò sulla commissione che esamina i giornali inviati dalle scuole!”
“Bene.” concluse Giulio. “Torniamo a casa adesso altrimenti domani non mi sveglio neanche con le cannonate!”.
“Com’è andata?” chiese Rubio a Giulio il pomeriggio successivo comparendo all’improvviso sulle ginocchia del suo amico.
“Malissimo” rispose Giulio interrompendo la sua partita elettronica. “La direttrice ha detto che lei non era la mia segretaria e mi ha rispedito di corsa in classe.”
“Io invece mi sono intrufolato nell’aula riservata ai membri della commissione e, nascosto dietro un libro, li ho potuti osservare con tutta calma! Erano quattro: un signore calvo, con un gran paio di occhiali sul naso che non faceva altro che leggere e prendere appunti; una cicciona vestita in modo vistoso che chiacchierava a più non posso; poi c’era uno spilungone dai baffetti rossi e infine una donna, dai capelli così lunghi che le arrivavano ai piedi. Aveva un aspetto inquietante e gli altri sembravano evitarla.”
“Interessante” mormorò Giulio.
“Sì interessante, andrò a cercare qualche informazione nel mondo magico” e senza altro aggiungere sparì.
“Oggi interrogazioni” disse la maestra Sofia la mattina dopo. “Chi vuol venire?” Tutti abbassarono gli occhi osservando con attenzione immaginarie macchie sul diario.
“Giulio forse tu vuoi raccontare ai tuoi compagni tutto quel che sai sui castelli?”.
“Proprio oggi che non ho studiato!” pensò preoccupato Giulio.
Lentamente il nostro piccolo amico si alzò e si avvicinò alla cattedra: “I castelli furono costruiti nel medioevo. Nei castelli abitavano re e regine e….”
DRIIN
“Salvato dalla campanella!” miagolò divertito Rubio da sotto la gonna della maestra.
“C’è poco da ridere” rispose sibilando Giulio.
“Già. A proposito di re, questa sera ho convocato Re Bavoso III, il capo incontrastato di tutti i vermi schifosi. Verrà in camera tua quando la luna sarà alta e gli faremo spifferare tutto sulla Regina Artiglia”
“La Regina Artiglia? E chi è?”
“Ah! E’ vero, ho dimenticato di dirtelo. Ti ricordi la donna dai capelli neri, il quarto membro della commissione?”
“Sì, certo.”
“Le fate mi hanno detto chi è. E’ una strega molto conosciuta nel mondo magico, famosa per i suoi capelli e per la sua avarizia, regina del mondo del niente.
Artiglia da tempo era alla ricerca del nostro gioiello. Stasera da Re Bavoso ci faremo dire dove ha portato la perla e speriamo di essere ancora in tempo.”
Quando tutte le luci della casa furono spente Giulio e Rubio si misero al centro della stanza in attesa del Re.
Bavoso III non si fece aspettare.
Un tunnel nero apparve sul tappeto bianco di Giulio. I due amici lo fissarono con intensità e dopo poco comparve una striscia biancastra su cui scivolò il re.
“Cosa vuoi Rubio, perché mi hai convocato qui e alla presenza di un umano per giunta!”
“Voglio che tu mi dica dove hai nascosto la perla!”
“Che perla?”
“Su Re Bavoso” intervenne Giulio. “Facciamola corta; se ci riveli questo segreto potrai prendere dalla mia camera tutto ciò che vorrai.”
“Sciocco bambino. Che vuoi che me ne faccia dei tuoi giocattoli, non ve lo dirò mai dov’è la perla del destino!”
Ma, mentre pronunciava un così sdegnoso discorso, Rubio gli si era lentamente avvicinato, con una zampa aveva chiuso il tunnel e con l’altra, a pochi centimetri dal re, aveva sfoderato un poderoso artiglio.
“Amico mio, mio nonno, i vermi come te, se li mangiava tutti i giorni a colazione! Sarà meglio che collabori con noi se non vuoi fare una brutta fine.”
Re Bavoso, già biancastro di per sé, impallidì ancor di più e poi, rendendosi conto che non c’erano vie d’uscita, cominciò a lamentarsi: “Io non volevo! La regina ci ha promesso molte cose, tra cui la morte se non gli obbedivamo!”
“Dimmi dov’è!” ruggì Rubio.
“Credimi” piagnucolò Bavoso. “Sono stato costretto, ma la perla è ancora lì, alla scuola. Troppo pericoloso farla uscire, le fate stavano in guardia.”
“Bene, adesso mi porterai dove l’hai nascosta. Sali sul mio artiglio e ricordati di mio nonno!”
“E io?” chiese Giulio. “Tu aspetti qui, io tornerò presto!”
“Uffa al solito!” ma Rubio e Bavoso erano già spariti.
“Allora Giulio” disse la maestra. “Ieri avevi appena cominciato a parlare dei castelli, vuoi proseguire per favore?”
“Sì, ecco …è successo che …” Giulio stava per dire alla maestra che, ieri in seguito ad un terribile ed improvviso mal di pancia, non aveva potuto studiare quando, un bisbiglio dietro di lui, mormorò: “I castelli furono costruiti in Europa nel medioevo. Molti di questi castelli sono situati in luoghi alti o vicino al mare….” Giulio sorrise, prese fiato e ripeté “I castelli….”
“Grazio Rubio mi hai salvato!” disse Giulio stringendo forte il suo amico invisibile alla fine della lezione.
“La prossima volta però se non studi ti lascio in mezzo ai guai!” mentì il gatto divincolandosi dall’abbraccio del suo amico.
“Allora com’è andata ieri?” chiese curioso Giulio.
“Benissimo! Bavoso non ha fatto storie. Mi ha portato dove teneva la perla. Immediatamente è arrivata Vetusia che ha provveduto a nascondere nuovamente il gioiello in un posto, questa volta, assolutamente sicuro. Poi mi ha consegnato un messaggio da portare alla Regina Artiglia.”
“Posso venire con te quando glielo porti?”
“Mi dispiace Giulio ma l’ho già fatto. Comunque il messaggio era breve e Artiglia ha capito subito!”
“E cosa diceva il messaggio?”
“SPARISCI!”
A quel punto Giulio e Rubio cominciarono a ridere a più non posso e non smisero fino alla fine della ricreazione quando Giulio, con ancora le lacrime agli occhi, rientrò in classe.
Alla fine dell’anno la Direttrice richiamò i suoi alunni nell’aula grande.
“Cari bambini sono felice di annunciarvi che il giornale della nostra scuola è stato giudicato il più bello dai tre membri della commissione nazionale.”
“Ma Suor Angela non erano quattro?” la interruppe una maestra.
“Sì, ma senza dare spiegazioni uno degli elementi della commissione si è ritirato!”
“Chissà come mai!” bisbigliò ridendo Rubio tirando una gomitata sullo stomaco del suo amico.
“Comunque per festeggiare l’avvenimento domani a scuola non ci saranno lezioni ma solo giochi che proseguiranno tutto il giorno in compagnia di bibite panini e dolci!”
“Urrà per Suor Angela!” gridarono felici io bambini e tutti contenti uscirono orgogliosi di aver vinto un concorso nazionale.

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