domenica 14 dicembre 2008

Un menù di noia

“Secondo te ci sta bene lo zenzero nel risotto al Curry?” chiese Giulio a Rubio mentre apriva l’ennesimo barattolo di spezie. “Non lo so” rispose il gatto comodamente acciambellato su uno sgabello. “Nel mondo delle fate non si cucina mai!”
Erano già passate tre ore da quando i due amici. Dietro i fornelli in cucina stavano facendo i compiti ma, nonostante i loro sforzi, erano ancora piuttosto indietro.
I compiti in cucina? Dietro i fornelli? Si, proprio così.
La maestra, quella mattina, aveva chiesto ai bambini della sua classe di preparare un piatto di un Paese straniero a loro scelta.
Giulio aveva preso i libri di ricette della mamma e, dopo molto pensare, aveva scelto un piatto indiano: “Riso al curry”.
“Sento già nostalgia delle tabelline” si lamentò Giulio mentre tirava fuori tutte le padelle disponibili in cerca di quella giusta. “Invece io trovo tutto questo interessante!” obiettò Rubio e continuò: “se aggiungiamo un po’ di coda di topo dovrebbe essere più saporito, non credi?”
“Perché no! Anche denti di vampiro se vuoi!” bofonchiò il bambino.
“Spiritoso!”
“E tu perché non mi aiuti invece di dire scemenze?” concluse seccato Giulio.
Il gatto magico, un po’ offeso, prese il libro delle ricette e cominciò a declamare: “Far stemperare il curry nel burro….naturalmente tu sai che vuol dire stemperare vero?” continuò con aria di superiorità “Si.” rispose Giulio. “Vuol dire che dobbiamo farci aiutare da mamma”.
“Quante volte te lo devo dire? I compiti non li devono fare i genitori!” lo rimproverò Rubio “Su, prendi il vocabolario.”
“Va bene, va bene!” borbottò Giulio arrampicandosi sulla libreria. “Sai” continuò il bimbo mentre cercava la lettera S “domani ci sarà anche un maestro dietologo che giudicherà i nostri piatti”.
“Chi è un dietologo?” domandò curioso il gatto.
“Uno che ti direbbe di mangiare di meno e correre di più!”
“Insomma uno che mi direbbe che sono un ciccione! Già non mi piace questo maestro!”
“Non sei ciccione, sei solo un po’….grasso?”
“Nessuno ha chiesto la tua opinione, pensa piuttosto a girare il riso”. I due amici si azzuffarono per un po’ ma poi, come sempre accade fra gli amici, fecero pace e terminarono senza ulteriori discussioni la preparazione del piatto.
La mattina dopo, a scuola, tutti i bambini portarono, dentro ermetici contenitori, i compiti che avevano cucinato.
I piatti furono disposti sui banchi della classe e, all’ora di pranzo, tutta la scuola assaggiò le pietanze più strane.
“Buono il gulasch vero?” chiese Giulio al suo amico invisibile. “Non lo so.” Rispose il gatto “Ho deciso di mettermi a dieta!” rispose il gatto lisciandosi il pelo sulla pancia. “Dai Rubio, ieri scherzavo! Non sei grasso e non dovrai correre, te lo prometto. Assaggia questo moussakà greco!”
“Bambini” li interruppe la maestra “questo è il dottor Tedius. E’ un esperto d’alimentazione e, oltre a premiare il piatto migliore, c’insegnerà a mangiare”.
“Ma è tutt’ossa!” commentarono i bambini a bassa voce “siamo sicuri che sappia mangiare?”
In effetti, il dottor Tedius, era molto magro. Molto magro e molto alto. Aveva un naso lungo e affilato, una bocca sottile e folte sopracciglia nere. Nell’insieme il suo aspetto era così singolare che gli dava un’aria quasi spettrale.
Tedius si avvicinò ai banchi e, con aria estremamente critica, cominciò ad assaggiare: “Questo è un piatto buono, ma troppo ricco di grassi. Questo manca completamente di sale, ma potrebbe essere un bene, il sale trattiene i liquidi”
“Ma di che liquidi parla?” chiese sottovoce Giulio. “Boh!” rispose con aria affitta il suo compagno di banco.
“Questo invece è un tipico piatto della cucina mediterranea, ma l’olio non è quello giusto”
“Che noia questo dietologo!” miagolò Rubio sulla spalla del suo amico.
“Non chiacchierate!” tuonò Tedius interrompendo la lezione per guardare con aria di rimprovero i bambini.
“Io non ho detto niente” si giustificò Giulio che si era sentito chiamato in causa.
“Hai detto che noia, ti ho sentito benissimo” incalzò il maestro.
“Non sono stato io, è stato … beh lasciamo perdere”
“E’ proprio antipatico! Se essere magri fa quest’effetto preferisco rimanere grasso!” commentò Rubio.
“La smetti?” sibilò Giulio per non farsi sentire. “Mi sto prendendo un sacco di sgridate per colpa tua!”
Le lezioni di scienza di alimentazione continuarono per tutta la prima parte del quadrimestre con cadenza settimanale e, malgrado la maestra cercasse di ravvivarle, il Dottor Tedius, con il suo tono basso e monotono, le rendeva proprio insopportabili.
Gli studenti andarono a lamentarsi dalla preside.
“Mi dispiace ragazzi ma questo è il dottore che ci ha mandato il ministero. Si, lo so, è un po’ noioso, ma l’alimentazione è una cosa importante, è bene starlo a sentire”.
I bambini più grandi, durante le vacanze di natale, si riunirono per studiare un piano per allontanare Tedius dalla scuola: “Potremmo imitare la scrittura del Ministro e lo trasferiamo urgentemente, immediatamente, improrogabilmente da un’altra parte!” suggerì Francesco che sapeva rifare le firme dei genitori di tutta la sua classe. “Buona idea!” rispose il gruppo dei ribelli “ma . . scegliamo un’altra parte che sia ben lontana!”
I cospiratori presero i loro atlanti e cominciarono a discutere su quale continente fosse il più distante dalla scuola.
“Uff, quante storie per un maestro un po’ barboso!” esclamò Rubio - sempre presente quando nella scuola si faceva o si decideva qualcosa d’importante - “Se aveste studiato, come ho fatto io, sapreste che i libri di storia sono pieni di rivoltosi finiti malissimo!”.
“Stai diventando più noioso di Tedius, cosa che ritenevo, fino a poco tempo fa, un’impresa impossibile!” gli fece osservare acido Giulio.
“Fate come volete, ma io non sarò vostro complice” concluse Rubio e sparì.
I piani per eliminare il noioso maestro non si concretizzarono mai, neanche quando, all’inizio del secondo quadrimestre, le lezioni, per volere di Tedius, e con gran disappunto di tutti, divennero giornaliere.
“Allora bambini” esordì il maestro qualche tempo dopo “oggi è il primo giorno di primavera e quindi…”
“e quindi non facciamo lezione?” chiesero speranzosi i piccoli allievi. “Naturalmente no.” Rispose il maestro facendo finta di non sentire il brusio di protesta che si levava dall’aula “oggi, poiché non lo abbiamo mai fatto, elencheremo tutti gli alimenti in ordine di stagione ….”
“Secondo te i topi in che stagione devono stare ?” sbadigliò il gatto. “Non lo so, l’unica cosa che so è che è vorrei che scomparisse! A proposito, forse…potresti…” lo guardò speranzoso Giulio “No, non potrei!” lo interruppe Rubio guardandolo malissimo.
Tedius intanto continuava la sua soporifera lezione: “quando avremo finito li ripasseremo in ordine alfabetico…”.
Ma quel giorno accadde qualcosa che impedì lo svolgimento del noioso programma.
Tedius era alla lettera C di cavolo quando cominciò a sentire un gran prurito un pò dappertutto. Sul collo, sulle braccia, sulla pancia.
Si grattava facendo strani movimenti per non farsi vedere ma, in questo modo naturalmente, aveva attirato l’attenzione di tutti i suoi alunni, che guardavano con grande interesse quelle strane evoluzioni.
In realtà, quel che stava succedendo al malcapitato, era colpa di Rubio che, per divertire un po’ i suoi piccoli amici, stava infilando con gran destrezza la sua coda invisibile nel colletto della camicia, fra i bottoni dei polsini e in altri posti creando al maestro quel gran fastidio.
La situazione diventò estremamente imbarazzante per il dottore, ed estremamente divertente per i bambini quando, il poveraccio, cominciò a grattarsi anche il sedere.
In breve tutta la classe scoppiò a ridere.
“ADESSO BASTA STUPIDI BAMBINI” urlò il maestro.
Era veramente furioso. Tutto rosso in faccia e con la voce che gli tremava per la rabbia.
E con la collera cresceva la sua altezza.
Cominciò così a diventare più grande, sempre più grande finché la sua testa non toccò il soffitto e le sue mani non raggiunsero le pareti.
Le risate furono sostituite dal silenzio, l’allegria dalla paura.
“Che succede?” chiese sottovoce Giulio a Rubio “succede che non credo che Tedius sia un dietologo come vuol farci intendere. Ci vediamo più tardi ” e scomparì.
Intanto un grande gelo era sceso sulla scuola. I bambini, spaventati, non osavano neanche fiatare e tutti fissavano Tedius in attesa di qualcosa ancor più terribile.
L’orribile gigante rimase fermo, alto alto, per alcuni secondi e poi pronunciò sinistre parole.
Quando ebbe finito, tornò lentamente alla sua statura normale e i bambini, magicamente, dimenticarono completamente la lezione di quel giorno.
“Per oggi basta, continueremo domani” disse calmo Tedius, come se nulla fosse accaduto.
Tutto era tornato come prima e, a parte le mani del maestro che erano ancora un po’ più grandi del normale, non c’era nessun indizio di ciò che era successo.
Poiché nulla ricordavano, tutti si alzarono contenti della fine della lezione, e corsero in giardino per la ricreazione.
“Giulio, Giulio”.
“Che c’è Rubio lasciami stare, sto giocando a nascondino e se continui a distrarmi mi vedono”
“Ma come puoi giocare in un momento come questo?”
“Perché, cosa ha di particolare il momento della ricreazione?”
“Giulio, non pensi al dottor Tedius?”
“Meno ci penso e meglio sto! Oggi è stato così noioso che non ricordo neanche una parola di quel che ha detto!”
“Non ti ricordi neanche di quando urlava con la testa che toccava il soffitto?”
“TANA PER GIULIO”
“Ecco, te l’avevo detto che mi avresti fatto scoprire!”
“Ho capito, in biblioteca a parlare”.
“Ora?”
“Ora!”
Così Rubio raccontò al suo amico della trasformazione di Tedius.
“Possibile che non ti ricordi niente?” chiese Giulio
“Deve aver fatto una magia. Tedius è un mago della noia piuttosto bravo.”
“Un mago di che?”
“Un mago della noia. Si infiltrano fra gli umani e con un fiume di parole riescono ad addormentare il cervello di chi li ascolta. Possono essere maestri, oratori, in genere individui che parlano parlano senza in realtà dire mai niente.”
“Infatti nessuno di noi ha imparato qualcosa da questo maestro”
“Ti prego, non chiamarlo maestro perché non lo è. Questi esseri magici riescono ad essere così noiosi che, dopo un po’, le persone smettono di ascoltare e poi di pensare. E’ in questo modo che si impossessano della ragione delle loro vittime.”
“Oh ma su di noi il dottor Tedius non ha molto potere!”
“E’ perché le menti dei bambini sono difficili da domare. Se una cosa non vi interessa, voi non vi fate nessuno scrupolo per il vostro interlocutore. I vostri pensieri vagano liberi, seguendo quel che più vi piace in quel momento, può essere il volo di una farfalla o la partita a calcio che avete appena giocato. Insomma siete faticosi e difficili anche per i maghi cattivi!”
“Come sei spiritoso!” commentò Giulio sarcastico e continuò “E come possiamo togliercelo finalmente dai piedi?”
“Non dovrebbe essere difficile. I maghi della noia naturalmente non sopportano la curiosità e noi non dobbiamo far altro che sommergerlo di curiosità.”
“Ho capito, che pizza, mi tocca studiare!”
E così Giulio e Rubio si preparano per affrontare Tedius.
Qualche giorno dopo erano pronti per il duello.
Il mago entrò nell’aula grande, stava per iniziare quando Giulio alzò la mano: “Cosa vuoi?” domandò seccato il maestro. “Posso fare una domanda?”
“Se proprio devi!”
“Perché lo zafferano prima è rosso e poi è giallo? E vorrei anche sapere perché per cuocere il riso ci vuole più tempo che per cuocere gli spaghetti? Inoltre perché i popoli mangiano cose diverse?”
E continuò così per parecchi minuti.
All’inizio Tedius era solo un po’ infastidito da quelle domande, ma poi il fastidio diventò paura quando anche i compagni di Giulio, felici di poter tormentare il noioso insegnante, si unirono a lui nel chiedere le cose più insolite.
Il mago, sommerso da tutti quei quesiti respirava a fatica, e quando gli fu chiesto perché i cavoli cotti puzzano così tanto il poveretto accadde una cosa strana: un pezzo dell’orecchio gli si staccò e si dissolse.
E ad ogni domanda il maestro perdeva un pezzetto di sé. Era una cosa terribile ma i bambini non sembravano spaventati anzi, continuavano a domandare divertiti da ciò che stava accadendo
“Ma che succede?” chiese Giulio che dopo le prime domande era rimasto in disparte a guardare. “I miei amici invece di piangere spaventati ridono!”
“Amico mio” rispose il gatto loro pensano di essere in un sogno per questo non hanno paura”
“Ah ho capito, ci hai messo lo zampino” disse Giulio striando l’occhio
Nel frattempo Tedius diventava sempre più piccolo finchè alla fine non sparì completamente.
“Beh, almeno non è stata una morte noiosa!” commentò ironicamente Giulio.
“GIULIO!” disse il gatto con tono di rimprovero. “Comunque questo servirà di lezione anche ai suoi compagni che certamente non verranno più in questa scuola!
“Naturalmente adesso farai dimenticare a tutti questa spiacevole esplosione” mugugnò Giulio.
“Naturalmente” assentì il gatto.
“Uffa” protestò Giulio.
“Però un giorno mi porti nel regno delle fate”
“Va bene” promise Rubio leccando il naso del suo amico.

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